Il divario tra Meridione e Settentrione è purtroppo presente anche nel settore delle industrie culturali e creative. Si legge infatti nel Rapporto 2019 Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi:
“In linea con quanto osservabile per l’intera economia, si conferma una forbice tra Nord e Sud, a dimostrazione di una evidente correlazione fra ricchezza complessiva, specializzazione culturale e creatività delle economie territoriali. In tutte le regioni del Mezzogiorno, l’incidenza delle attività culturali sul valore aggiunto e sull’occupazione non riesce mai a superare il 4,6%.
In termini di incidenza sull’economia, è la Calabria a occupare l’ultima posizione nella classifica delle regioni italiane, con un contributo del 3,2% al valore aggiunto prodotto e del 3,4% all’occupazione”.
È interessante anche capire qual è la fascia di età delle persone occupate in questo indotto:
“La maggior parte dei lavoratori del Sistema Produttivo Culturale e Creativo ha un’età compresa fra i 35 e i 54 anni, pur manifestandosi una forte concentrazione di figure professionali nella fascia 25–34 anni. In termini percentuali, infatti, il 20,0% del totale degli impiegati nella filiera appartiene a questa fascia, contro il 17,6% del resto dell’economia. Dalla ripartizione del dato per genere, si evidenzia una quota maggiore di uomini all’interno delle imprese del Sistema Produttivo Culturale e Creativo. Le donne rappresentano il 37,4% dei lavoratori presenti all’interno della filiera (contro il 42,1% del resto dell’economia)”.