Tra gli obiettivi del progetto Basilicata Heritage SmartLab, il gruppo di lavoro sta portando avanti sperimentazioni per l’innovazione di sistemi per la fruizione e il coinvolgimento dei pubblici all’interno di siti culturali, dagli ambienti ipogei ai siti archeologici, dagli ambienti museali tradizionali a siti monumentali come chiese e complessi monastici. Francesca Sogliani, già direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici e titolare della Cattedra di Archeologia cristiana e medievale presso il Dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata, ci ha raccontato le attività realizzate da Living Lab Basilicata Heritage, che prevedono la creazione e l’implementazione di nuovi modelli di fruizione del patrimonio culturale con i visitatori e nuovi modelli di didattica.

Quali sono gli elementi innovativi apportati nella filiera culturale dal gruppo di lavoro che coordina?

E’ trasversale a tutte le attività del progetto l’idea di portare la ricerca e la sperimentazione legate alla conoscenza del patrimonio culturale sul territorio. Sono stati progettati singoli smart lab distribuiti su contesti regionali importanti, che ospitano patrimoni di diverso tipo. La metodologia specifica utilizzata risponde all’esigenza di condividere con i territori e le comunità un approccio conoscitivo che combina il contributo degli enti di ricerca con le skills delle aziende socie del cluster Basilicata Creativa che si occupano di patrimonio culturale. Living Lab Basilicata Heritage ha inoltre l’obiettivo di sviluppare metodologie per l’analisi di dati finalizzate alla gestione dei fenomeni turistici e dei patrimoni culturali.

Raccontiamo brevemente di cosa si occupano i singoli smart lab?

La prima azione prevede lo sviluppo di una piattaforma finalizzata alla creazione di un repertorio di dati sullo sviluppo di fenomeni turistici, in particolare su alcuni siti fragili sui quali l’impatto del turista può evidenziare alcune criticità. Matera rappresenterà il sito pilota per creare ingranaggi virtuosi tra ricerca e partecipazione delle imprese.

La seconda azione riguarda la creazione di due ipogei virtuali, corredata dall’analisi e dallo studio dei tempi di permanenza dei visitatori nel rispetto degli ambienti.

La terza azione è incentrata nell’area di Metaponto ed è dedicata a valorizzare le connessioni tra mito antico, paesaggio e botanica, tra sperimentazioni digitali e didattica. Lo smart lab a Torre di Mare, sito indagato archeologicamente dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera e che rappresenta la fase di età medievale dell’antica Metaponto, intende dare nuova vita a un luogo iconico del territorio, attraverso la creazione di un centro di documentazione e di fruizione in cui il patrimonio culturale viene narrato attraverso l’incontro tra mito, natura e archeologia.

La quarta azione è dedicata al patrimonio immateriale e si struttura tramite un’esperienza di laboratorio che renderà fruibili i vissuti della popolazione lucana emigrata

La quinta azione sta lavorando per la creazione e produzione di serie web per la valorizzazione del patrimonio presso il Santuario di Tolve.

La sesta azione si concentra sul sito di Craco e sperimenta soluzioni di visite virtuali accessibili. Considerata la fragilità del sito, si stanno studiando soluzioni alternative che consentano la fruizione a più pubblici, mettendo a punto un sistema di intelligenza artificiale che guidi i turisti, studiato non solo per le persone non normoabili ma anche per coloro che vogliano prepararsi alla visita.

La settima azione si sviluppa sul sito della Torre di Satriano a Tito, un areale di grande interesse archeologico caratterizzato da una eccezionale continuità insediativa dall’antichità al tardo Medioevo, oggetto dagli anni 2000 di indagini da parte della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’Unibas. Sempre a Tito, si sta lavorando anche alla digitalizzazione del patrimonio archivistico comunale e alla sperimentazione del suo racconto con dispositivi multimediali.

L’ottava azione realizzerà una facility per la gestione interna degli spazi e delle mansioni all’interno dei musei. Riguarda quindi i contenitori di patrimonio e ha come sito di riferimento il Museo diocesano a Matera.

La nona vuole mettere a punto, con un team di designer, strumenti di comunicazione efficaci e sostenibili per promuovere il patrimonio culturale, coniugando tradizione e innovazione.

La decima azione lavora nella direzione di fornire uno strumento utile a persone con disabilità intellettive che consiste in una piattaforma per la fruizione di opere d’arte.

L’undicesima azione prevede il coinvolgimento del pubblico nella fruizione del patrimonio culturale con l’elaborazione di percorsi narrativi e con uno studio specifico a seconda dei target group, partendo, secondo un percorso “dal basso”, dalla comunità locale come protagonista della divulgazione culturale .

Raccontiamo nei dettagli uno tra gli smart lab illustrati?

Credo sarà interessante seguire gli sviluppi del lavoro coordinato da Dimitris Roubis a Torre di Mare. Il  Laboratorio di Pitagora realizzerà un giardino mitologico attraverso cui raccontare la ricerca sui miti, la trasposizione del paesaggio naturale. Giardini parlanti che connettono le essenze arboree ai miti, con un abbinamento che consente di raccontare i miti attraverso dispositivi multimediali e video mapping installati nelle strutture del sito di proprietà comunale, riqualificando questo spazio in cui si combinano patrimonio culturale materiale e immateriale.

Ma è difficile parlare di un solo smart lab poiché tutti insieme e in sinergia tra loro, spesso intersecando metodologie, persone, strategie e obiettivi, concorrono alla valorizzazione dei tanti e diversi territori della Basilicata e alla loro ricchezza culturale e paesaggistica.

Quali aziende lucane compongono il team di lavoro?

In collaborazione con il Dipartimento Culture europee del Mediterraneo dell’Unibas, il CNR ISPC e la Casa delle Tecnologie Emergenti a Matera, molte sono le aziende del Cluster coinvolte nella realizzazione delle diverse azioni: Publisys, Cooperativa Oltre L’arte, Effenove, Studio Antani, Namias, Dea Gest, Officine Rambaldi, Il Sicomoro, Applica, Open design school, Museo Moon. Per l’attivazione di buone pratiche di processo risulta poi fondamentale la collaborazione col territorio, sia attraverso le amministrazioni locali come i Comuni che le istituzioni pubbliche e i luoghi di presidio del patrimonio culturale, come i musei e ricordo per esempio un museo civico come il Museo dell’emigrazione lucana e un museo pubblico come il Castello di Lagopesole.

Come dialogano tra di loro gli smart lab di Living Lab Basilicata e cosa si aspetta dalla loro finalizzazione nel breve e medio termine? Come il progetto contribuisce a disegnare il futuro della Basilicata e su quali asset?

Tra le intenzioni del progetto Basilicata Heritage Smart Lab c’è quella di accompagnare il territorio nella definizione delle sue politiche culturali, oltre che quella di creare protocolli di intervento e modelli di riferimento da esportare in altri contesti.

Il progetto incrocia una delle difficoltà del settore della ricerca: trovare il modo per studiare metodologie ad hoc per il territorio. Per i Comuni, gli smart lab possono essere estremamente efficaci nel processo di distribuzione delle conoscenze nei diversi territori. Si costruisce un’alleanza tra enti di ricerca e enti privati che può entrare in contatto con tutti i territori, per far capire ai singoli Comuni e alle comunità locali, agli attori politici degli enti locali quanto sia utile sfruttare competenze e strumenti frutto della ricerca di istituzioni come l’università e il CNR per valorizzare i loro territori che vengono messe totalmente e liberamente a disposizione in questo progetto.

Credo che la metodologia interdisciplinare rafforzi questo grado di efficacia, rispondendo alle esigenze di valorizzazione attraverso soluzioni che tengono al centro anche i bisogni sociali dei diversi pubblici. 

I laboratori di Basilicata Living Lab sono fluidi e interconnessi e si muovono tra archeologia, storia dell’arte, arte pubblica, antropologia, architettura, natura, con il desiderio di costruire un ponte tra le comunità e la loro eredità culturale.